Ideazione e regia Massimo Lanzetta
Drammaturgia Cristina Gualandi
Astronave, aero-strutture e illuminazioni Paolo Baroni
Ideazione e realizzazione pittorica dei costumi Alessandra Cimatoribus
Traduzione in opera e realizzazione costumi Daniela Salernitano
Creazione dei cieli Luca Acito
Assistente alla regia Daniela Allegretti
Verificatore della leggerezza Manuel Montemurro

Luciana Paolicelli Comandante Laika
Nadia Casamassima Icaro – Sole
Antonella Mazzei Vanessa
Giovanna Staffieri Clelia
Adriana Uricchio Pegaso – Terra
Massimo Lanzetta Pilota Tazio,addetto alla cattura e alla diffusione sonora
Luca Acito Pilota Pan,addetto alla cattura e alla diffusione delle immagini
Andrea Santantonio Pilta Juri, addetto al rifornimento e all’orientamento luminoso

Le voci del Sole e della Terra sono di Mimmo Cuticchio

dedicato a Cico.

Scrive la drammaturga: “La porta delle stelle” racconta di un viaggio ispirato al film di Stanley Kubrick “2001. Odissea nello spazio”. Il viaggio che intendiamo è un viaggio per il diritto e per il rovescio, in ciò che ci appartiene e a cui apparteniamo, nel tempo e nello spazio, in noi stessi o nel cosmo che potrebbe essere la stessa cosa: è solo questione di punti di vista, ovvero se ci guardiamo o se guardiamo, da vicino o da lontano. A viaggiare sono Clelia e Vanessa, due ragazze di circa vent’anni un po’ particolari, con un nutrito gruppo di astronauti-spettatori al seguito. Sono state attratte al luogo di partenza dall’apparizione di un’entità misteriosa blu e dal suono che l’accompagna. Dove si va, non si sa, o meglio il luogo da raggiungere non ha un nome ma c’è, ed è là, oltre la porta delle stelle. Perché facciamo questo viaggio… è difficile da spiegare, in quanto non si va per cercare qualcosa bensì chiamati e poi trascinati da qualcosa, che è, questo sì, più forte di noi. E’ un viaggio che ci assale, questo, e che ci sorprende: la sua rotta è un suono che si sente e non si sente, che conduce il gioco misteriosamente e ha una volontà fortissima di portarci là, oltre la porta delle stelle, per mostrarci qualcosa.
Certo per seguire una luce blu che appare e subito scompare e un suono che vaga nello spazio, serve almeno un’astronave ben attrezzata, dotata di equipaggio in grado di guidarla, e questa c’è, lo garantiamo: in ogni luogo in cui ci sia un teatro per noi c’è almeno un’astronave! L’equipaggio di cui questa astronave ha bisogno, va da sé, sarà anch’esso un po’ particolare, anche perché scopriamo che comandante e piloti sono al servizio proprio della misteriosa entità blu, che chiamano con un nome di farfalla: Lisandra. Questo gruppo di tecnici conosce molto, ma non tutto della natura del viaggio che si appresta a condurre attraverso il cielo: sa che deve seguire la luce blu e il suono perché è così che Lisandra indica la strada, sa che dovrà fare alcuni incontri lungo la strada e superare alcune prove, ma soprattutto sa che deve portare le due ragazze e gli spettatori-astronauti a spasso per lo spazio fino ad essere testimoni di qualcosa, fino all’incontro con un piccolo mistero che, come in ogni racconto fantastico toccherà a ciscuno vedere, e poi proteggere, a modo suo. Cristina Gualandi

Scrive il regista: Nel 2000 rivedo dopo 30 anni il capolavoro del maestro Stanley Kubrick ”2001, a Space Odissey” . Avevo solo 13 anni nel ’69 , ma da allora ho continuato a dire e a pensare che quel film mi aveva ‘cambiato’, senza sapere bene perché. Credo che anche la scelta di fare del teatro la mia vita sia dipesa in qualche modo dalla visione di quell’opera. A distanza di 30 anni, dunque, me lo sono ritrovato davanti e ho deciso di affrontarlo. Mi sono messo a studiare , ho letto libri, ascoltato interviste del Maestro, preso appunti, scritto cose in un Diario. Mentre facevo e faccio questo lavoro, ho accanto –nella vita – i miei due piccoli figli: chissà perché, ho cominciato ad osservarli con un altro sguardo, molto simile a quello necessario per ‘stare’ nel film. Alla fine (ma non c’è mai una fine) mi sono convinto che oltre l’infinito ci siamo tutti noi, sotto forma di stelle. Perché ciascuno di noi, in quanto unico e irripetibile, è eterno. Per questo sento il bisogno di mettermi in viaggio , per verificare se è davvero così. E questo viaggio non voglio farlo da solo, per desiderio di condivisione e per un po’ di naturale paura. Voglio costruire un’astronave che sia capace di trasportare me e 200 persone oltre l’infinito, perché quel suono che sento in alcune notti d’estate mentre guardo le stelle, mi chiama e vuole che io lo segua. Questo suono è familiare –forse è quello che alcuni scienziati messicani recentemente attribuiscono alla formazione dell’universo, o forse è quello raccontato nei miti indio a proposito dell’Uovo Cosmico, non so – .

Dopo ‘Soglie’ e ‘La Storia dei Mille Giuramenti’, il Teatro dei Sassi sente il bisogno di usare il cannocchiale al contrario. C’è anche l’urgenza di intraprendere un viaggio insieme, noi e gli spettatori, in uno spazio scenico pienamente condiviso, accomunati da un desiderio comune: volare.
Massimo Lanzetta

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